mercoledì 12 novembre 2008

I misteriosi filamenti autunnali

L'autunno è il periodo dell'anno che preferisco, non fa troppo caldo, non fa troppo freddo e nelle giornate di sole è piacevole fare passeggiate in campagna godendosi una pausa dalla frenesia quotidiana della città. Purtroppo però l'autunno è portatore anche di qualcosa di estremamente fastidioso, dei lunghi filamenti bianchi che tendono a ricoprire qualunque cosa (persone, uomini, case, pali della luce etc etc...). E' piuttosto antipatico girare per la campagna e rimanere invischiati in questi misteriosi filamenti. Molti dei lettori converranno con me e conosceranno bene questo fenomeno. Per quanto mi riguarda, osservando questi filamenti da quando ero bambino, non mi lascia perplesso vederli. Fino a pochi anni fa credevo che l'origine di quei filmenti venisse dall'ufologia che li definiva "capelli d'angelo". Mi sarei dovuto aspettare che i complottisti a favore delle scie chimiche non si sarebbero fatti sfuggire la ghiotta occasione di inventarsi un nuovo fenomeno (o copiarlo da altri) e quindi i filamenti che per 50 anni sono stati "capelli d'angelo" oggi sono filamenti rilasciati da aerei militari tramite le scie chimiche.
Propongo una teoria alternativa: non sarà che i militari, che fanno le scie chimiche negli ultimi anni, hanno copiato la tecnica di irrorazione che gli alieni usano da 50 anni?
Le analisi su questi campioni condotte negli ultimi 50 anni sono veramente scarse e piuttosto mal condotte. Gran parte delle indagini sono microscopiche dove il "ricercatore" ad occhio stabilisce che quel filamento non è di origine naturale. A fronte di ciò tutte le analisi condotte sulla composizione di questi filamenti hanno mostrato una composizione organica e in linea con sostanze naturali.
Ogni test aveva lo scopo di escludere che il filamento misterioso fosse tela di ragno e quindi a volte si utilizzava quest'ultima come confronto (molto spesso non si usava alcun confronto), il problema è capire se tutte le tele di ragno sono uguali sia chimicamente che visivamente. La risposta è chiaramente no, esistono tantissime tele di ragno fatte da altrettante specie di ragno. La tela per intrappolare gli insetti, che siamo abituati a vedere, non è che un esempio tra tantissimi altri. Alcuni saranno sorpresi dal fatto che le ragnatele non vengono usate solo per tendere trappole, alcune sono usate anche per cacciare, proteggere le uova, conservare le prede e migrare... risulta evidente che per così tanti scopi non possa esistere un solo tipo di tela uguale per tutti. Ad esempio la tela usata per la migrazione dei ragni (ballooning) è completamente diversa da quella usata per le comuni trappole che vediamo quotidianamente. Tale tela è chiamata dragline e ha delle prestazioni veramente sorprendenti; infatti deve trasportare dei ragni attaccati ad essa per centinaia di km facendo da paracadute senza disfarsi alla prima turbolenza. Le sue proprietà sono riportate nella letteratura scientifica, in particolare viene riportata la resistenza delle fibre allo scioglimento da parte di acido cloridrico (concentrazione 6M) e bollente per oltre 16 ore(J. D. van Beek, PNAS, 2002, 99, 10266).

I filamenti che vediamo solitamente tra l'ultima settimana di ottobre e la prima di novembre non sono altro che la migrazione di migliaia di piccoli ragni; a conferma di questo è stata condotta un'analisi tramite il test di Loewe (test in grado di riconoscere le sete grazie ad un cambio di colorazione da blu a viola). Il test eseguito su:
1- un campione incognito di filamento raccolto nel 1999
2- dragline raccolta a terra circondata da centinaia di ragni
3- tela di ragno migratore prodotta in cattività
hanno portato sempre allo stesso risultato: resistenza alla solubilizzazione (i filamenti di rigonfiano) e si sviluppa un colore viola. La sperimentazione è stata condotta con un microscopio a 80X per valutare meglio l'eventuale dissoluzione e la formazione del colore.

Foto in ordine dall'alto in basso:
Foto di Dragline con dentro ragno 2004
Foto Tela in cattività
Foto Reattivo di Loewe su tela in cattività









mercoledì 5 novembre 2008

...e anche Di Pietro dice la sua sulle scie

So che molti non crederanno a quanto scritto nel titolo del post, tuttavia questa è la dura realtà. Persino Di Pietro ci è cascato, anche lui parla di scie chimiche in un'interrogazione parlamentare (4-01044). Precisamente l'interrogazione risale al 17 Settembre 2008 e si rivolge al Ministero dell'Ambiente. Tale interrogazione si aggiunge alle svariate interrogazioni condotte in Italia a partire dal 2003 sullo stesso argomento, le quali, quando hanno ricevuto risposta, hanno ottenuto una decisa negazione del fenomeno. Riporto un brevissimo estratto della risposta che l'On. Menia dette pochi mesi fa (4 agosto 2008) all'On Brandolini, il quale chiedeva chiarimenti sull'esistenza delle scie chimiche:

"Dall'esame della letteratura scientifica internazionale e del contenuto dei siti web specialistici non è possibile confermare l'esistenza delle scie chimiche"

Bene, vediamo quindi che già pochi mesi fa On. Menia rispose ad un interrogazione simile a quella presentata da Di Pietro, quindi perchè ripresentarne una nuova a distanza di poco più di un mese, per giunta allo stesso Ministero che aveva già dato la sua risposta? Che Di Pietro abbia semplicemente inoltrato la sua richiesta senza informarsi? Potrebbe essergli sfuggita quella risposta, eppure è strano, proprio qualche tempo fa gli scrissi dandogli tutti i riferimenti (risposta dell'On. Menia compresa). Forse il fatto che non mi abbia risposto è sintomo del fatto che non ha nemmeno letto la mail, peccato evidentemente avrebbe dovuto leggerla, si sarebbe risparmiato una brutta figura. Ma almeno Di Pietro sa di cosa sta parlando? Sa cosa si intende per "Scie Chimiche"? Leggiamo insieme l'interrogazione:

"premesso che:

le scie chimiche sono residui della combustione lasciati in alta quota dagli aerei. Più precisamente si tratta di scie di condensazione che si presentano inizialmente sottili per poi espandersi e infine sparire nel giro di poche decine di minuti;"

Mi spiace, ma è tutto sbagliato!! Le scie chimiche non sono i "residui della combustione", secondo i sostenitori del fenomeno, le scie chimiche sono composte da sostanze rilasciate appositamente da aerei militari o legati ad un grande complotto volto ad avvelenare l'intera razza umana e tutte le specie esistenti sulla Terra. Non c'entrano nulla gli scarichi degli aerei. Nella frase successiva si dice che le scie chimiche sono scie di condensa che scompaiono in pochi minuti...ma questo è senza senso!!! I sostenitori della teoria delle scie chimiche sono anni che dicono l'esatto opposto ovvero che le scie chimiche si distinguono dalle normali scie di condensa perchè le prime durano molto più a lungo delle seconde. Proseguiamo:

"le scie chimiche che solitamente notiamo in alta quota sono scie di gas di scarico, e sono create da un fenomeno di condensazione. Si formano quasi sempre in alta quota, oltre gli 8.000 metri di altezza, dove l'aria è particolarmente fredda;"

Ok, qui più o meno ci siamo. L'acqua calda che esce dai motori può essere considerata gas di scarico, ma questa è la descrizione delle scie di condensazione, non delle scie chimiche. Di Pietro sta facendo parecchia confusione!! Non sono esattamente d'accordo sul "quasi sempre" riferito agli 8000 m di quota, direi "solitamente", ma questa è una finezza rispetto agli errori commessi nelle prime 4 righe di interrogazione.

"sulla base delle attuali conoscenze scientifiche la semplice condensazione dei gas di scarico di un aeroplano non è pericolosa per l'uomo;"

Siamo tutti rassicurati dal fatto che Di Pietro ci informi che le scie di condensazione (composte d'acqua) non siano pericolose per l'uomo in base alle attuali conoscenze scientifiche. Saltiamo un piccolo paragrafo nel quale il nostro Onorevole sembra prendere improvvisamente consapevolezza di cosa dovrebbe essere una scia chimica e leggiamo la seguente affermazione:

"la prima protesta ufficiale contro questo fenomeno è arrivata dal Canada nel 1998, quando in seguito ad una notevole presenza di scie anomale, gli abitanti incominciarono ad accusare problemi di salute e vaste aree divennero aride, furono analizzati diversi campioni di terreno dai quali risultò che essi contenevano una quantità di particolato di alluminio venti volte superiore al limite indicato per l'acqua potabile;"

quello di cui parla Di Pietro sembra essere il caso di Espanola in Canada che però risale al 1999 e non al 1998. Precisamente nel marzo del 1999. Qui trovate il riferimento alla vicenda scritto da uno dei principali creatori della teoria delle scie chimiche, William Thomas. Riporto un breve passo:

"The level of aluminum in the chemtrail-contaminated sample is .53 (ppm): 7-times over the previous “safe” threshold set by the Ontario government for drinking water."

Ma allora da dove viene il 1998 e l'alluminio 20 volte più alto dell'acqua potabile? Probabilmente da qui.
Strano che il sito non riporti il riferimento da cui ha tratto l'informazione. William Thomas comunque è più preciso infatti fornisce precisamente la concentrazione di alluminio. Tempo fa scrissi a William Thomas per chiedere le analisi condotte ad Espanola, ma non ottenni risposta. Prendendo quindi per buono il valore da lui riportato (0,53 ppm) possiamo fare varie considerazioni:
1- Il limite canadese non so quale sia, ma in Italia il limite è 0,2 ppm quindi al massimo è due volte e mezzo il limite dell'acqua potabile, non sette volte e non venti volte.
2- 0,53 ppm è veramente una concentrazione bassa, vuol dire che per ogni litro di acqua ci sono 0,53 mg di Alluminio. Ma è corretto fare il confronto tra un campione di acqua piovana e un campione di acqua potabile come hanno fatto ad Espanola? Prima di tutto bisognerebbe capire il metodo di campionamento, da dove è stata presa l'acqua? In cosa è stata raccolta? Per quanto tempo è stata lasciata all'aria prima di venire sigillata? Insomma la mancanza di protocolli di analisi invalida completamente l'analisi, tuttavia possiamo dire che l'alluminio essendo il terzo metallo più presente nella crosta terrestre (quindi nel terreno, nelle rocce, nella polvere) può facilmente inquinare un campione lasciato all'aria aperta anche per pochi minuti. Pensate che nella Crosta Terrestre è presente con una concentrazione di 84100 ppm. Immaginate quanto poco basta per portarne 0,53 in un boccettino lasciato all'aria, magari in una giornata di pioggia o vento. D'altra parte c'è un motivo se tutti noi abbiamo l'acqua che esce dal rubinetto e non facciamo la pasta con l'acqua piovana. Proseguiamo con l'interrogazione:

"contro l'irrorazione delle scie chimiche ci sono state diverse interrogazioni parlamentari, sia in Italia che all'estero, ma nessuna ha ottenuto una risposta esaustiva e convincente -:"

Quindi lo sa Di Pietro che sono state fatte altre interrogazioni, avrà letto le risposte? Io ne dubito visto che ha dimostrato di confondendere la definizione di "scia di condensa" con quella di "scia chimica" e con quella di "gas di scarico".
Sarà forse che sotto la pressione di numerose richieste si è sentito in dovere di presentare questa interrogazione? E' forse logico presentare un'interrogazione parlamentare per ogni leggenda assurda che i parlamentari ricevono via mail? Se si non vedo l'ora di leggere interrogazioni sui coccodrilli bianchi nelle fogne o su mio cuggino topo-cane