martedì 24 febbraio 2009

Il ruolo dell'informazione nei complotti

Nelle ultime settimane abbiamo assistito alla pubblicazione di numerosi documenti interamente a favore della teoria delle scie chimiche accomunati dalla totale mancanza di riferimenti scientifici rigorosi ed oggettivi. Ultimi di questa serie troviamo l'articolo del Corriere e la presa di posizione del partito dei Verdi Toscana. Molto spesso quando la stampa o i politici parlano della teoria del complotto alcuni appassionati di scienza e metodo scientifico intervengono per mostrare le varie incongruenze nella teoria e si sentono rispondere frasi tipo quelle scritte da Mauro Romanelli nel sito Verdi Toscana:

"1. Noi non diamo assolutamente spazio ad una sola voce … questa è un’area di discussione aperta … invece di offendere, siete invitati ad inviarci articoli, links e materiale con le vostre argomentazioni, le pubblicheremo senz’altro

2. E’ un tema nuovo, e certamente è giusto andarci con cautela … noi abbiamo aperto uno spazio ma non prendiamo certo a priori una posizione … certezze non ce ne sono … d’altra parte, lo dico al signor geologo, la scienza è l’arte del dubbio, e il fatto che ancora non ci siano prove definitive di qualcosa non significa che non si debba capirne di più … molti scienziati negli anni 70 dicevano che tutti i discorsi sulla cancerogenicità dell’amianto erano sciocchezze da apprendisti stregoni e ci offendevano dandoci dei visionari … vadano a raccontarlo oggi ai parenti di chi è morto, quei signori scienziati …"


Ora analiziamo attentamente quanto viene affermato. Nel primo punto si dice che si tratta di una discussione equa tra le parti eppure l'articolo (linkato sopra) da' chiaramente spazio ad una sola campana: quella complottista. La "campana" scientifica, invece, è rappresentata da degli utenti volontari che spontaneamente hanno spazio nei commenti. Se non è una presa di posizione questa, non saprei come altro definirla.
Tuttavia credo che il punto chiave della questione sia il punto 2. I Verdi hanno preso una posizione grazie ad una sorta di principio di precauzione al contrario: l'argomento è nuovo, potrebbe essere vero, ma in mancanza di prove oggettive intanto portiamoci avanti e parliamone. Il che oltre che contrario a qualunque principio logico è anche fuori da ogni tipo di buon senso, il drago invisibile nei garages è una nuova problematica, non ci sono prove dell'esistenza del drago quindi sono autorizzato a parlarne?! E' proprio questo modo di ragionare che ha portato la teoria delle scie chimiche e in generale molti complotti da paranoia ad "autorevole teoria". Quando nel 1995 la teoria è nata a causa di un sostenitore della razza ariana arrestato per la sua mania di appropriarsi di bacilli della peste bubbonica e dell'antrace da usare come arma (Larry W. Harrys) e diffusa in rete da un suo vicino di casa (R. Finke) nessuno si sarebbe sognato di credere ad una storia del genere, tuttavia quando William Thomas (giornalista canadese) decise nel 1999 di parlarne alla radio, il fenomeno diventò incredibilmente degno di attenzione e nei giorni seguenti furono riportati vari casi di "intossicazione da chemtrail" . Thomas ha una grande responsabilità: quella di aver riportato una notizia infondata, spacciandola per vera, causando veri e propri attacchi di panico. Queste sono le conseguenze di riportare notizie "nuove" senza un minimo di spirito critico.

Mi si permetta una piccolissima precisazione: l'argomentazione "è già successo che la scienza prendesse cantonate" è valida fino ad un certo punto, anche perchè in tutti questi casi si citano applicazione e non delle scoperte scientifiche (amianto o bomba atomica). Chi sono gli scienziati che nel 1970 sostenevano che l'amianto non facesse male? A me risulta che già nei primi del 1900 ci fossero dei forti sospetti nel mondo scientifico e già nel 1927 esistevano articoli scientifici in merito. Nel 1932 l'U.S. Bureau of Mines dichiara: "It is now known that asbestos dust is one of the most dangerous dusts to which man is exposed". Che poi ci sia stata una classe politica ed industriale che ha voluto evitare che la gente comune sapesse delle scoperte scientifiche è un dato di fatto (certificato anche dalla sentenza di condanna della Fincantieri); cerchiamo di dare la responsabilità delle catastrofi ambientali ai veri responsabili e non alla generica "Scienza".
Credo sia ancora il caso di chiarire un punto: dissentire da una posizione non significa spalleggiare l'estremo opposto. Affermare che le "scie chimiche" sono una teoria fondata da paranoici criminali (Larry W. Harris fu arrestato due volte) e non supportata dalla benchè minima evidenza scientifica non significa essere a favore di qualunque pratica militare o a favore di una qualsiasi "versione ufficiale" governativa. La Scienza non guarda in faccia a nessuno, ma ragiona su dati di fatto. Qualunque esperto del settore può confermare che la teoria delle "scie chimiche" non ha senso, allora con che criterio un giornalista o un politico scelgono di dar retta al complottista senza alcuna competenza invece di informarsi presso gli esperti del settore?
Forse non si rendono conto che ogni informazione viene recepita dal pubblico, quindi qualunque cosa viene detta porta ad avere una certa resposabilità nei confronti dei propri lettori.

Auspico, quindi, un po' più di buon senso da parte di chi ha la resposabilità di parlare ad un pubblico (vasto oppure ridotto) .

Per chi ancora non è convinto che la teoria delle scie chimiche totalmente infondata può pormi qualunque domanda qui sul blog o privatamente all'indirizzo: simone.angioni@gmail.com


giovedì 19 febbraio 2009

Le Contrails secondo Appleman

Cari Lettori, finalmente oggi mi è arrivato l'articolo di H. Appleman del 1953 nel quale per la prima volta viene eseguito uno studio dettagliato del fenomeno delle scie di condensazione.
Vi riporterò alcune parti dell'articolo che ritengo significative per capire quale fosse la conoscenza del fenomeno negli anni '50.
A partire dall'abstract Appleman dice:

"This last requirement proved of no importance in determining whether or not a trail woud form, but did affect its persistence"

La frase segue le 3 caratteristiche di una scia di condensazione ovvero:
1- le scie di condensazione sono fatte da cristalli di ghiaccio
2- Il vapore non può essere trasformato in ghiaccio senza prima passare attraverso la fase liquida
3- Per avere una scia evanescente è sufficiente una quantità di 0,004 g/m3 mentre 0,01 g/m3 sono necessari per una scia netta.

A quest'ultima caratteristica si riferisce la frase che con molta naturalezza ci porta a conoscenza del fatto che le scie erano persistenti anche nel 1953. Trovo incredibile che dopo 55 anni questo concetto sia ancora sconosciuto a qualcuno.
Proseguiamo: Appleman ci dice che per ogni grammo di carburante si liberano 1,4 grammi di acqua, considerate quindi quante tonnellate di carburante trasporta e consuma un aereo e avrete un'idea di quant'acqua può liberare ogni m3 d'aria.
Il lavoro prosegue con calcoli e stime sulla base dell'umidità atmosferica e della quantità di vapore emessa dall'aereo. Non vi è dubbio, quindi, che l'umidità atmosferica giochi un ruolo fondamentale sia nella formazione della contrail, sia nella persistenza.

"[...] the entrainment of air into the trail sets in, continuing until at some distance behind the aircraft the misxture in made up almost entirely of enviroment."

Lo studio di Appleman è basato solamente su previsioni teoriche del tipo "se libero X vapore e ho una serie Z di condizioni allora avrò una scia di condensazione". Tramite questi calcoli ad esempio prova a stabilire il contributo dell'acqua, proveniente dall'aereo, necessario per poter portare e mantenere satura una zona di atmosfera con un'umidità relativa inferiore al 100%. A pagina 16 della rivista è riportata una tabella che affronta proprio tale questione mostrando come la formazione di scie (quindi la saturazione) è ottenibile anche con 0% di umidità ambientale.

Molto interessante è la parte di articolo dove si afferma che le scie di condensazione sono composte da cristalli di ghiaccio:

"The result of many observations have indicated that in the great majority of cases the visible water making up the contrail is in the form of ice crystals. This fact has been determined from the visual appearance of the trails, from the fact that the aircraft flying through such trails only rarely pick up ice, from sctual photographs of the ice crystals in contrails, and from halos and other solar phenomena produced by the trail"

Ci troviamo quindi di nuovo di fronte ad affermazioni normali per la comunità scientifica del 1953 e non ancora giunte al pubblico che sviluppa teorie infondate sulle scie chimiche basandosi sui tipici fenomeni solari che Appleman considera tipici dei cristalli di ghiaccio. D'altra parte è logico pensare che quello sia ghiaccio: dai motori vedo una scia bianca, dai motori esce acqua, l'atmosfera è molto fredda ----> la scia è composta da cristalli di ghiaccio. Il ragionamento elementare è ribadito da Appleman:

"This is not surprising since the critical temperatures of contrail formation were in all cases colder than -29°C, and for high altitudes and low humidities much colder than this."

Nell'articolo l'autore non parla di persistenza rispetto al tempo, ma rispetto ad un fattore N definito come il rapporto (ratio) tra l'aria (ambientale) e i gas di combustione. Viene riportato il seguente esempio:

"If the temperature and relative humidity at this level [39.000 piedi n.d.r.] are -60°C and 60 percent respectively, a distinct trail will form at a point behind the aircraft where the eviroment/exhaust is 150:1. The trail will persist until [...] the ratio become 3700:1"

Nell'articolo si ritiene che una contrail possa persistere oltre un rapporto di 7000:1. Per tradurre tutto ciò in tempo sarebbe necessario valutare vari fattori, ma noi sappiamo da pubblicazioni successive che le contrails possono persistere per diverse ore.
Le sorprese che ci riserva Appleman non sono finite, infatti fa qualcosa di ancora più interessante: confronta le sue previsioni con l'atmosfera standard americana del 1953 (NACA Standard Atmosphere) ottenendo che solitamente le scie di condensazione possono formarsi tra 320 e 240 mb mentre saranno sempre presenti tra i 240 e i 205 mb. Questo ci fa capire che le scie di condensazione non sono affatto rare, ma prendendo un atmosfera standard si nota che le scie sono un fenomeno normalissimo.
In conclusione vorrei sottolineare che, ancora una volta, la questione "scie chimiche " è stata affrontata con leggerezza (Corriere). Trovo abbastanza triste e desolante leggere un articolo che 55 anni fa spiegava un fenomeno che oggi viene ritenuto misterioso dalla stampa e dalla gente comune.

mercoledì 11 febbraio 2009

Anche La Stampa si occupa di scie chimiche

A seguito di una mia breve intervista, l'inserto di scienza e tecnologia de La Stampa, pubblica un articolo sulle scie chimiche a firma di Marco Pivato.
Purtroppo la diretta conseguenza di numerose interrogazioni porta a far sembrare il fenomeno reale, anche se non lo è. Il ragionamento segue il principio di autorità: " se lo dice un onorevole non può che essere vero". Purtroppo o per fortuna sappiamo che gli onorevoli sono fallibili e quindi il fatto che tanti politici abbiano proposto delle interrogazioni non è sintomo dell'esistenza di "qualcosa di anomalo", quando del fatto che nessuno è immune alle teorie complottiste, soprattutto se apprese superficialmente da vari siti web che gran parte delle volte riportano notizie false o manipolate. Buona lettura

Fonte: Tutto Scienze Mercoledì 11 febbraio 2009

Aggiornamento:11 febbraio 2009 ore 19.00

Ho avuto modo di leggere l'articolo e devo dire che non sono per niente soddisfatto del modo con il quale un inserto che contiene la parola "scienze" ha trattato l'argomento. Da quando in "scienze" si chiede la dimostrazione della non esistenza di qualcosa? Provo a lanciare io una sfida a Marco Pivato (autore dell'articolo): mi dimostri che non esiste un drago invisibile e intangibile di colore rosa a strisce nere che svolazza sui cieli di Torino. Forse prima di chiedere dimostrazioni della non esistenza delle scie, bisognerebbe chiedersi quali siano le prove della loro esistenza.
Nell'articolo si da ampio spazio alle interrogazioni fatte dall'On. Brandoli, alle cui obiezioni ha risposto il Ministero (oltre che io durante il nostro scambio di mail).
Sospendo per ora il giudizio su quanto attribuito a Lorenzo Montali (non Montale), ma anche su questo ci sono interessanti risvolti.
Per quanto riguarda la domanda finale, ovvero la richiesta di analisi in quota, direi che oltre 50 anni di letteratura scientifica avrebbero dovuto far pensare che qualche analisi fosse già stata fatta in passato. Che il giornalista sia davvero convinto che dal 1953 (data di pubblicazione del primo articolo con uno studio dettagliato sulle scie di condensazione) ad oggi nessuno si sia preso la briga di andare in quota e controllare cosa fossero quelle scie?
Così come per altri eventi descritti su questo blog rimango senza parole.


Aggiornamento:11 febbraio 2009 ore 23.11

Come giustamente mi ha fatto notare Marco Pivato e alcuni altri utenti, il titolo non è responsabilità dell'autore, ma del titolista. Credo sia giusto precisarlo visto che il titolo e l'occhiello mi sembrano le parti più favorevoli ai complottisti.